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Computer

Un elaboratore o computer  è una macchina automatizzata in grado di eseguire complessi calcoli matematici ed eventualmente altri tipi di elaborazione dati. In particolare il computer nasce come macchina in grado di eseguire esclusivamente calcoli matematici e, solo a partire dalla seconda metà del XX secolo, evolve in macchina in grado di eseguire le elaborazioni dati più varie.

Nel corso della storia, l'implementazione tecnologica di questa macchina si è modificata profondamente sia nei meccanismi di funzionamento (meccanici, elettromeccanici ed elettronici), che nelle modalità di rappresentazione dell'informazione (analogicae digitale) che in altre caratteristiche (architettura interna, programmabilità, ecc.). Ci si riferisce comunemente al computer come ad un dispositivo elettronico e digitale, programmabile a scopo generico, costruito secondo la cosiddetta architettura di von Neumann ed il modello teorico-computazionale della cosiddetta macchina di Turing. Sebbene i computer programmabili a scopo generico siano oggi i più diffusi, esistono in specifici ambiti di applicazione modelli di computer dedicati (automazioneindustriale, domotica, ecc.).

In questa forma e al pari della televisione, esso rappresenta il mezzo tecnologico simbolo che più ha modificato le abitudini umane dal secondo dopoguerra ad oggi: la sua invenzione ha contribuito alla nascita e allo sviluppo dell'informatica moderna, che ha segnato l'avvento della cosiddetta terza rivoluzione industriale e della società dell'informazione.

Terminologia[modifica | modifica wikitesto]

Come per gran parte della terminologia informatica, tra il termine italiano "elaboratore" e il termine "computer" mutuato dall'inglese, nel linguaggio comune prevale nettamente l'uso del termine "computer". Probabilmente ciò dipende dal fatto che il termine "elaboratore" può essere riferito anche ad una persona,[6] mentre il termine "computer" indica sempre una macchina. Quindi, utilizzando il termine "computer", si è certi di far comprendere il riferimento ad una macchina. La tendenza di usare parole inglesi è spesso biasimata in una diatriba sull'esterofilia della lingua italiana recente, ma le proposte alternative - come il computiere del professor Arrigo Castellani, accademico della Crusca e fondatore degli Studi Linguistici Italiani - non hanno ancora vasta applicazione. Negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso è stato utilizzato anche il termine "ordinatore", un calco linguistico del termine francese "ordinateur". Oggi è in disuso. Attualmente è utilizzato anche il termine "calcolatore". Tale termine però ha un significato più ampio: può indicare anche una macchina non automatizzata (come ad esempio un regolo calcolatore), oppure una macchina automatizzata in grado di eseguire esclusivamente semplici calcoli matematici (come ad esempio una macchina addizionatrice).

Il termine computer è il nome d'agente del verbo inglese to compute, derivato il francese computer. L'etimo latino è composto da com = cum (insieme) e putare(tagliare, rendere netto - da cui l'odierno potare) e significa propriamente: "confrontare per trarre la somma netta". In inglese, il termine indicava originariamente un essere umano, incaricato di eseguire dei calcoli. Il primo utilizzo nel senso moderno è attestato nel 1997 ma bisognerà attendere la metà degli anni cinquanta perché questa accezione diventi di uso comune (si notino, a questo proposito, i diversi acronimi dei computer ASCC ed ENIAC).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cenni storici

Il computer è la versione più evoluta di una serie di strumenti di calcolo inventati sin dall'antichità: l'abaco, la macchina di Anticitera, i bastoncini di Nepero. Gli esemplari di macchine calcolatrici più famosi sono forse la macchina di Pascal (1645) e la macchina di Leibniz (1672), ma va ricordata anche la macchina calcolatrice di Wilhelm Schickard, del 1623, della quale sono rimasti soltanto i progetti.

Il passaggio da macchina calcolatrice a vero e proprio computer (nel senso di dispositivo programmabile) si deve a Charles Babbage. La sua Macchina analitica, progettata nel 1833 ma mai realizzata, è il primo computer della storia. Si trattava di una colossale macchina a ingranaggi, alimentata a vapore e dotata di input, output, unità di memoria, di unità di calcolo decimale con registro dell'accumulo dei dati e di un sistema di collegamento tra le varie parti. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la macchina analitica era interamente digitale.

Nel corso dei secoli successivi il computer è passato attraverso vari stadi: il computer analogico (ne è un esempio l'analizzatore differenziale di Vannevar Bush del1927), la macchina di Turing, i computer digitali meccanici ed elettromeccanici (la Serie Z di Konrad Zuse, la macchina di Stibitz e l'ASCC di Howard Aiken) ed infine quelli digitali ed elettronici (l'ABC di John Vincent Atanasoff e Clifford Berry, l'ENIAC di John Presper Eckert e John Mauchly, il Colossus britannico.). Nel corso del XX secolo, inoltre, importanti progressi nel campo dell'elettronica - come il transistor e il circuito integrato - e dell'informatica hanno contribuito all'evoluzione del computer nella sua forma attuale passando da dispositivo elettronico presente solo in aziende e centri di ricerca a dispositivo ad uso comune e consumo di massa per gli utenti comuni.

Impieghi commerciali e ricerche promettenti sono in atto nel campo del memristore e del Modulatore elettro-ottico, sia per i cavi che per i processori.

 

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